Il decreto Cura Italia ha approntato una serie di misure economiche di sostegno, tra cui un credito d’imposta pari al 60% del canone di affitto di marzo ma solo per gli esercenti di attività d’impresa e relativo agli immobili di categoria C/1.
Niente, invece, per privati e per i professionisti.
Per i privati non ci sono, per ora, agevolazioni specifiche e in via generale non si può interrompere il pagamento del canone d’affitto per difficoltà economica neanche in un periodo di emergenza tremenda come quella causata dal Coronavirus.
Tuttavia quando l’inquilino subisce la perdita del lavoro e non riesce a fronteggiare altrimenti i canoni periodici da versare al proprietario, la prestazione diventa oggettivamente impossibile e sussiste una giusta causa speciale che consente di recedere dal contratto in anticipo, cioè prima della scadenza (ma sempre con un preavviso di 6 mesi).
Nel frattempo, però, e fino alla scadenza – sia pur anticipata – del contratto, l’affitto mensile va pagato e non c’è altro modo per fronteggiare questa spesa se non quello di ricorrere agli ammortizzatori sociali e alle altre misure di sostegno previste dal decreto legge Cura Italia per lavoratori dipendenti, autonomi, negozianti e commercianti che sono anche inquilini.
La versione iniziale del decreto non prevede neppure alcuna agevolazione neanche per i proprietari di immobili affittati ad uso commerciale che, se in questo periodo non percepiscono i canoni, devono comunque assoggettare ad imposta un ammontare che non hanno ricevuto.